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Tazio
Nuvolari
1933 - LASARTE. Tazio Nuvolari / MASERATI 8CM.

1937 - (12 Settembre) - XVII° CIRCUITO DEL MONTENERO - COPPA CIANO.
XV GRAN PREMIO D’ITALIA

Frase di Tazio Nuvolari
"[Rivolto a
Enzo Ferrari che gli aveva riservato un biglietto ferroviario di andata
e ritorno per andare a correre la Targa Florio del 1932]
Dicono che sei un bravo amministratore, ma mi accorgo che non è
vero. Dovevi farmi riservare solo il biglietto di andata, perché quando
si parte per una corsa bisogna prevedere la possibilità di tornar in un baule di legno."
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1935 GP Hiszpanii (Circuito de Lasarte) Alfa Romeo 8C-35 (Tazio Nuvolari)

Torino, 3 settembre 1946. Tazio guida con i braccetti di supporto del volante della Cisitalia.

Un'immagine emblematica: a Torino, su Cisitalia,
all'arrivo della Coppa Brezzi 1946
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La Coppa Andrea Brezzi
è un evento collaterale al Gran Premio di Torino 1946 tenutosi due
giorni dopo di esso, il 3 settembre 1946 come gara aperta ai veicoli di
Formula 2, all’epoca aperta a vetture di cilindrata 750-1100 cm³
sovralimentati e 1100-1500 cm³ atmosferici. La gara si è svolta su un
circuito quasi identico a quello del Gran Premio, con lunghezza
aumentata a 4,720 km, con percorrenza dimezzata a 30 giri per una
distanza totale di km. 141,6
Non vince più come un tempo ma è ancora lui a «fare notizia», più di
ogni altro. Il 3 settembre, a Torino, disputa la Coppa Brezzi. Al primo
giro è al comando. Al secondo transita sul rettilineo del traguardo
agitando il volante della Cisitalia che gli è rimasto in mano. Ma non
abbandona, guida per un altro giro con i monconi della staffa alla quale
il volante era fissato, poi si ferma al box e lo fa sostituire,
riparte, torna a fermarsi per altri guasti, parte di nuovo con il cofano
scoperchiato e arriva tredicesimo. L’episodio eccita l’immaginazione di
tutti e finirà difilato in qualche profilo biografico un po’ più naïf
degli altri, in cui si leggerà che Nuvolari era il campione che «vinceva
anche senza volante».
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Come si fa a raccontare Nuvolari? Se ne
può elencare il Palmares o richiamarne le imprese, ma
sarà sempre un racconto incompleto. Come Rosemeyer anche il
mantovano volante si può raccontare solo tramite
un'istantanea, un'immagine fissa ma che trasmette in sè
movimento (che c'è di più futurista?): quella di
Nuvolari in curva con la macchina di traverso, in derapata.
Quello era lo stile di guida di Tazio, il suo marchio di fabbrica.
Ferrari ebbe l'avventura di salire in macchina con Lui, una volta, e
dovette rimanere parecchio scioccato, ma probabilmente anche incantato,
dall'esperienza. Raccontò il Drake che ad ogni giro gli
pareva di finir fuori pista .. invece la macchina era sempre
lì sulla strada giusta
Nuvolari è stato un campione di livello assoluto delle due e
delle quattro ruote, ed è entrato nella leggenda per la sua
tecnica di guida, le sue imprese leggendarie, ottenute (spesso) senza
disporre del miglior mezzo meccanico.
Sulla grandezza di Nuvolari nella sue epoca, e nella storia, si possono
dire tante cose. Che abbia segnato i suoi tempi e la storia
è un fatto. La misura di questa grandezza è un
aspetto sul quale è necessario discutere.
Nuvolari ha vinto tanto (ricordiamo la mille miglia del 1930, il TT di
Belfast, sempre nel '30, la Targa Florio del 1931, la vittoria al Gp
del Nurburgring del 1935, la coppa Vanderbilt del '36, il successo a
Donington del 1938, con l'Auto Union). Il più vincente della
sua era, però, è stato Caracciola che dal '35 al
'39 vinse 3 titoli europei con le formadibili Mercedes.
Chi più grande: Nuvolari, dalla guida sensazionale, o
Caracciola, il più vincente?
è una questione universale: meglio il vincente, che
concretizza il potenziale dell'auto, o quello che, disponendo di un
mezzo meccanico inferiore, riesce grazie al suo talento a prevalere in
qualche occasione?
è la domanda che ci si pone ogni tanto, quando ci si chiede
quale posto nella storia occupi uno come Gilles Villeneuve, che ha
vinto poco ma ha guidato come pochi.
Sono questioni alle quali, forse, non si può rispondere.
è il limite, o la grandezza, di uno sport dove il pilota, di
regola, non è mai il protagonista assoluto, dovendo dividere
la scena con l'auto, il team e .. l'imprevisto.
Eppure, ci sono dei piloti, tra cui Nuvolari, che si sono imposti come
protagonisti, sovvertendo l'ordine delle cose. Imponendo una specie di
visione rovesciata delle cose, che allontana ciò che
dovrebbe essere in primo piano, come la sorte o il mezzo meccanico.
Varzi, storico rivale di Nuvolari, ha subito, a causa del mantovano
volante, la stessa sorte che ha subito "baffo" Hill per colpa di Clark.
Due campioni della propria epoca, Hill e Varzi, relegati, nella storia,
al ruolo di comprimari. La grande differenza tra Varzi-Nuvolari e
Hill-Clark è che fra i primi vi era stata una
rivalità che non si sarebbe riscontrata nei secondi.
L'epica storia di Nuvolari annovera, tra le sue pagine, quella della
sfida ai "titani" tedeschi e alle loro mostruose auto.
Certo, mostruose in primis per chi le guidava, ma anche per chi le
affrontava.
Dal 1934 la Germania nazzista si era lanciata alla concquista del mondo
delle corse da Gp.
L'arma segreta dei tedeschi (Mercedes e Auto Union) erano i telai
leggeri delle loro "frecce d'argento", realizzati con particolari leghe
metalliche.
Dato che nelle corse (tranne che per quelle di "formula libera") era
imposto un peso massimo di 750 kg (esclusa benzina e driver),
più leggero era il telaio, più pesante poteva
essere il motore.
Fu così che i tedeschi realizzarono le loro auto dotandole
di motori potentissimi. Per le Alfa non c'era partita. Ma qui si
innesta il mito Nuvolari, che batte i tedeschi, nel '35, a casa loro,
al Nurburgring.
Torino 1946 - Fotogallery Parco del Valentino
L'altra epica pagina, è quella delle mille miglia corse nel
dopo guerra: quella del '47 con un secondo posto tanto sfortunato
(perse la prima posizione a causa di un guasto) quanto epico, dato che
la sua vettura (una Cisitalia 1100) era decisamente poco potente in
confronto ad altre vetture. Come abbiamo detto, piloti come Nuvolari
riescono a trasformare tutto il resto in dettaglio, in aspetto
secondario. L'auto meno potente, il mancato successo .. sono aspetti
che non contano nulla, anzi, amplificano la grandezza dell'impresa.
Nel '48, con una Ferrari, dominò la corsa, senza farsi
rallentare dai vari problemi meccanici, finchè l'auto non lo
piantò in asso.
Come si è detto, il mito di Nuvolari si lega, anche, al suo
stile di guida, al suo modo di affrontare le curve in derapata. Quando
le ruote non erano indipendenti e gli pneumatici erano gonfiati ad
altissime pressioni, le derapate di Nuvolari erano spettacolari.
Quando le sospensioni divennero indipendenti e le gomme iniziarono ad
essere gonfiate a pressioni medie, Nuvolari dovette limitare un
pò la spettacolarità delle derapate, ma mantenne
questa tecnica.
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A Mantova nel 1948, sul circuito del Te |
Su Auto Union, nel 1938, a Donington Park
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MILLE MIGLIA 1930 - TAZIO NUVOLARI E GIOVAN BATTISTA GUIDOTTI
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1° ASSOLUTI : NUVOLARI GUIDOTTI 2° ASSOLUTI: VARZI E CANAVESI - 3° ASSOLUTI: CAMPARI E MARINONI -
TUTTI SU ALFA ROMEO 1750 GS |
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A luci spente |
Millenovecentotrenta:
questa volta Guidotti alla Mille Miglia è in coppia con il
grande Nuvolari, sulla 1750 con compressore ; e sono i primi dopo una
volata entusiasmante, dopo una lotta leggendaria con Varzi, alla media
mai vista di 100 choilometri orari e rotti. Nel mondo dei motori si
parla ancora di quella corsa per l’episodio dei fari
spenti:bisogna lasciarlo raccontare a Guidotti .“Eravamo partiti
dietro - dice il pilota - e Nuvolari tirava come un dannato tra Bologna
e Firenze credevo di essere in aereo, sicuramente dovevamo aver preso
un bel vantaggio- pensavo- invece al controllo di Firenze ci dissero
che eravamo ancora pari con Varzi , a un minuto e mezzo seguiva
Campari. Ricominciò il carosello ad Ancona , poco mancò
che ammattissimo quando sentimmo che il tempo era sempre lo stesso tra
noi e Varzi; a Bologna invece scoprimmo che Varzi aveva perduto
terreno, adesso avevamo quattro minuti di
vantaggio.” “ Nuvolari – prosegue Guidotti
– era sfinito , mi cedette finalmente la guida , adesso si
trattava di andare avanti con giudizio e di non compromettere la
vittoria sicura . A Vicenza ci avvertirono che Varzi aveva
riguadagnato solo un minuto e dieci secondi dei quattro minuti che
aveva perso. Nuvolari tornò alla guida e si scatenò un
‘ altra
volta , il vantaggio tornò a quattro minuti.
A Primolano increduli vedemmo davanti a noi –
ormai era notte - i fari di un concorrente che ci precedeva. In
principio pensammo che fosse qualche dilettante cacciatosi in mezzo
alla corsa, poi non avemmo più dubbi e incomincio’ il duello finale
". “
Anche se la corsa era decisa diventò un punto d’onore per
noi superare Varzi e per lui non farsi superare. A Verona riacquistò un po’ di vantaggio lui,
poi gli fummo ancora addosso, ma non si riusciva a passare, fu allora
che ebbi l’idea pazza e dissi a Nuvolari “spegniamo i fari? ”.
Andavamo a centocinquanta all’ora, nel buio
della campagna, ci voleva un certo fegato per tentare, ma Nuvolari
abbassò la testa e io girai la chiavetta.
Varzi credette che avessimo mollato, che
fossimo rimasti indietro e si concesse un attimo di respiro, anche
lui;nello stesso momento sentì il vento della nostra vettura che lo
affiancava, capì tutto e da gentiluomo perfetto si avvicinò alla
destra e dette strada. ” Questa fu la storia dei fari spenti , e
passarono tre anni prima che Varzi perdonasse a Guidotti quello scherzo
tremendo , ma poi divennero amici perché Guidotti, compagno
fedelissimo di Nuvolari in tante gare, era il più grande ammiratore
che ci fosse all’Alfa e in tutto l’automobilismo italiano del pilota
galliatese. |
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Monza, 1934: con il 22, tallona Varzi
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Circuito di Biella, 1935
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A Mantova nel 1948 |
1937: GP di Svizzera |

Vita,
velocità passione
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L'omaggio
di Gabriele d'Annunzio a Nuvolari
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28
luglio 1935:
Nuvolari
re del Nurburgring
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I
vessilli con la croce uncinata rompono il grigiore del Nurburgring, sta
per partire il Gran Premio di
Germania, una delle gare clou della stagione: è il 28
luglio 1935, nel pieno della falsa estate tedesca. Malgrado
il cielo
gonfio di pioggia, duecentomila tifosi assediano il circuito
di Adenau,
nella Renania Palatinato, ombrelli,
salsicce, birra e motori. Una
scampagnata a caccia di un improbabile sole e di forti
emozioni. Le
pendici boscose dell'Eifel sono coperte da una folla rumorosa venuta ad
assistere al grande scontro fra i bolidi color agento della Mercedes e
dell'Auto Union.
La
foto di un trionfo: Il "piccolo" Italiano che da allora
sarà chiamato dai tedeschi "Der Teufel" il diavolo, posa per
la foto ricordo accanto ai gerarchi della Germania nazista. Contro lo
squadrone tedesco (Mercedes) diretto da Neubauer, Nuvolari con la Sua
Alfa sfodera una grinta che i tedeschi ben presto si abitueranno a
conoscere a suon di sconfitte. Il Gran Premio sembrava essere in mano
tedesca, visto i secondi di distacco che dividevano il "mantovano
volante" da von Brauchitsch e già la bandiera tedesca era
pronta a sventolare nel cielo di Adenau sulle note del"Deutschland Uber
Alles". Ma le gomme hanno tradito il tedesco ed ecco dall'ultima curva
spuntare, mentre tutto il pubblico in piedi aspettava l'argentea
Mercedes, la rossa Alfa di Nuvolari.
Prima
della gara Nuvolari disse al d.s. Nello Ugolini:
"Trovami un tricolore
meno sbiadito di quello dell'organizzazione che oggi vinco io"!
Nuvolari
Re del Nurburgring Figline Valdarno formula1neltempo.it
Nella
fotografia si vede un Nuvolari completamente avvolto dalla corona
di alloro preparata con misure teutoniche.
Tedeschi contro
italiani
I due
squadroni tedeschi sono pronti a una battaglia feroce: la Mercedes con
Caracciola, Fagioli, Lang, von Brauchitsch e Geiger, l'Auto Union con
Rosemeyer, Varzi, Stuck e Pietsch. Ci sono anche le Alfa Romeo di
Nuvolari, Chiron, Brivio e Balestrero, ma sembrano condannate a fare da
comparse. Potenza, tecnica, denaro, prestigio. La Germania ha investito
molto sulle 8 cilindri Mercedes e sulle 16 cilindri Auto Union di
Ferdinand Porsche
e ora sta raccogliendo i frutti.
«Nuvolari
ha solo un glorioso passato - dice Neubauer, l'arrogante capo della
Mercedes - Il presente e il futuro
appartengono ai
piloti del Fuehrer».
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