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I primi due decenni, negli anni ‘50 e ‘60 il
Campionato del Mondo di Formula 1 era solo all'inizio, la punta di un
iceberg
se consideriamo tutte le gare disputate successivamente sotto
il Regolamento di Formula 1.
Il numero totale di corse non valide non
era variato dall’introduzione del campionato mondiale. Molte
gare celebri,
come i Gran Premi di Pau e di Siracusa, il BRDC
International Trophy di Silverstone, la Race of Champions di Brands
Hatch
e la citata Oulton Park Gold Cup, continuano a non far parte del
Campionato del Mondo, ma furono per molti anni
terreno di competizione
per molti piloti e scuderie di gran nome.
L'era di Clark
Il suo stile di guida si basava sulla sua velocità: non aveva una
particolare tattica di gara, otteneva spesso la pole position poi
partiva sempre molto forte ottenendo, già nel primo giro, un margine di
vantaggio sugli inseguitori, quindi se la macchina non aveva problemi
procedeva continuando a migliorare i tempi sul giro.
Era anche molto versatile riuscendo a portare al limite macchine
diverse adeguando la sua guida secondo il tipo di vettura, l'unica cosa
in cui non emergeva era nella bagarre con gli altri concorrenti.
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In campo motoristico si passò da potenze
specifiche dell’ordine dei 120 Hp/litro (1960) ai circa 150
Hp/litro del 1969, grazie all’adozione generalizzata della
distibuzione bialbero in testa ed alle testate plurivalvole (dapprima
tre per cilindro, poi quattro) ed il passaggio dai carburatori
all’iniezione indiretta (anche se la Ferrari
sperimentò l’iniezione diretta Bosch, poi
abbandonata a favore dell’indiretta Lucas). Il frazionamento,
all’inizio degli anni ‘60, era orientato su 6 o 8
cilindri, con la notevole eccezione del 4 cilindri boxer raffreddato ad
aria forzata della Porsche (derivato dal Volkswagen di serie!) e della
Ferrari, spesso (ma non sempre) fedele al 12 cilindri a V di varie
aperture, cui seguirono altri V-12 italiani (Maserati,), francesi
(Matra), inglesi (BRM e Weslake) e giapponesi (Honda). La B.R.M.
costruì nel 1967 un poderoso 16 cilindri ad H (due
unità di otto cilindri contrapposti e sovrapposti), che,
nonostante il successo al G.P. degli Stati Uniti sulla Lotus 43 di Jim
Clark, non ebbe seguito, in quanto troppo complesso e pesante.
La vera rivoluzione in campo motoristico fu la comparsa, nel 1966, del
motore Cosworth DFV (siglato Ford, che aveva finanziato il progetto).
Questo V8 a 90°, bialbero e quattro valvole per cilindro (la
sigla DFV sta infatti per: Double Four Valve), dotato di iniezione
indiretta Lucas, aveva inizialmente una potenza di 400 HP a 9750 g/m
per un peso di circa 140 kg. Fino a quel momento, il motore
più potente era stato il Ferrari V-12 con 36 valvole, che
sviluppava 360 HP a 11.000 g/m per un peso di 180 kg. Da queste cifre
risulta evidente come il Cosworth fosse una unità
globalmente più efficiente; infatti, dopo qualche problema
iniziale di messa a punto, che costò a Clark e alla Lotus il
titolo 1967, l’unità inglese dimostrò
una affidabilità invidiabile. Nelle sue diverse evoluzioni
fu usato in F.1 fino al 1994, sfiorando la potenza di 590 HP a 11000
g/m nella sua ultima versione di 3500 cc. Fu usato anche nelle gare di
durata (vittoria a Le Mans sulla Rondeau nel 1979) e, dotato di
turbocompressore, nelle gare della serie americana Cart, raggiungendo
una potenza di circa 900 HP con una cilindrata di 2750 cc.
Il Cosworth era stato concepito fin dall’inizio per svolgere
una funzione portante, cioè per potere assicurare il
collegamento fra telaio e retrotreno, permettendo così di
ancorare le sospensioni posteriori direttamente sulla scatola del
cambio. Questa importantissima caratteristica (già
brevettata dalla Lancia negli anni ‘30 per i motori
anteriori, ed introdotta dalla B.R.M. per il suo H16 del 1966)
portò alla realizzazione di telai monoscocca che terminavano
appena dietro le spalle del pilota, consentendo sostanziali risparmi di
peso. I costruttori che adottavano ancora telai di vecchia concezione,
cioè dotati di prolungamento posteriore per alloggiare il
motore ed ancorare le sospensioni (fra questi Ferrari, Matra, Cooper,
Honda) si trovarono tagliati fuori dalla zona alta delle classifiche.
Gli ultimi Campionati mondiali degli anni ‘60 furono infatti
vinti da monoposto motorizzate Cosworth: Lotus con Graham Hill nel
1968, Matra con Jackie Stewart nel 1969.
I 12 cilindri, sebbene favoriti su un piano teorico, non riuscirono a
contrastare l’egemonia degli 8 cilindri Ford, Repco e B.R.M.,
aggiudicandosi meno di dieci G.P. in quattro stagioni. La
complessità dei 12 cilindri, e la mancanza di sistemi di
accensione adeguati agli alti regimi che questi motori potevano
(teoricamente) raggiungere, ne penalizzarono le prestazioni. I primi
tentativi di accensione elettronica senza contatti (il Dinoplex della
Magneti Marelli ed il Ducellier francese montato sul Matra V-12) non
consentivano ai motori di superare gli 11.000 giri/minuto, rendendo la
potenza disponibile insufficiente a compensare l’handicap di
peso nei confronti del Cosworth, dotato di una ventina di cavalli in
meno, ma più leggero di 40 Kg.
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B R M
Cilindri 12 - Configurazione V
Cilindrata 2998cm3 - Potenza 400 cv
Giri motore: 10000/min - Peso: 163 Kg |
FERRARI 312 V12
Cilindri :12 - Configurazione: V 60°
Giri motore : 10000/min -
Cilindrata: 2989cm3 - Potenza: 410 cv
Peso: n.d. |
EAGLE
Cilindri: 12 - Configurazione:V
Cilindrata: 3000 cm3 - Potenza: 380 Cv
Giri Motore: 10000 / min
Peso: n.d. |
MATRA
Cilindri: 12 - Configurazione:V
Cilindrata: 3000 cm3 - Potenza: 395 Cv
Giri Motore: 10500 / min
Peso: n.d. |
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Motore - Ford Cosworth
Cilindri:8 - Configurazione: V 90°
Giri motore: 9750/min - Cilindrata: 2993 cm3
Potenza: 400 cv - Peso: 140 Kg |
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Vinceva tutto questo incredibile
motore ! |
A quel tempo ogni motore costava $ 12.000.
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